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Mario, Gaio.

Militare e uomo politico romano. Appartenente a una famiglia contadina del territorio dei Volsci, iniziò la carriera militare partecipando all'assedio di Numanzia. Legato alla famiglia dei Metelli, ne ricevette l'appoggio nell'ascesa alle alte cariche dello Stato. Tribuno della plebe nel 119 a.C., fu apprezzato negli ambienti del partito democratico e nel 114 a.C. gli venne conferita la carica di pretore. Negli anni 109-108 a.C. partecipò, con il grado di luogotenente, alla guerra che si stava svolgendo in Africa contro Giugurta, combattendo nell'esercito guidato dal console Quinto Cecilio Metello. Eletto console nel 107 a.C., con l'appoggio del ceto equestre, gli fu in seguito affidato il comando delle truppe africane. La guerra contro Giugurta si protrasse per lungo tempo, risolvendosi solo nel 105 a.C. con l'aiuto dell'ufficiale romano Silla, che in seguito diventò il più accanito avversario di M., e del suocero di Giugurta, Bocco, re di Mauritania. Rieletto console nel 104 a.C. M. operò una profonda trasformazione dell'esercito romano, promuovendo una riforma per la quale si adottava formalmente il sistema dell'arruolamento volontario al posto della leva ex classibus. L'esercito romano, da quel momento, risultò caratterizzato da una preponderanza di proletari e fu trasformato da cittadino in mercenario. Nella guerra contro i Teutoni e i Cimbri, che erano penetrati in Italia e in Gallia, M. vinse i primi ad Aquae Sextiae, in Provenza (102 a.C.) e i secondi a Vercelli (101 a.C.). Con la proposta delle leggi apuleie, per le quali sarebbero stati distribuiti terre e grano ai suoi veterani, M. suscitò a Roma un vasto malcontento. Le leggi, passate inizialmente per l'intervento armato dei veterani, furono successivamente abrogate. M. lasciò allora Roma; ritornato qualche tempo dopo, partecipò alla guerra sociale, contendendo poi a Silla il comando in quella mitridatica; questi marciò su Roma obbligando M. a riparare in Africa (88 a.C.). Tornato ancora una volta a Roma e unitosi a Cinna, lottò contro i sostenitori dell'oligarchia, finché poté entrare in città da trionfatore. Tutte le leggi emanate da Silla furono abrogate; M. morì improvvisamente, mentre stava preparandosi per la nuova guerra mitridatica (Arpino 158 a.C. - Roma 87 a.C.).